SARZANA (SP) – La Fortezza Firmafede di Piazza Cittadella a Sarzana ospita sino al prossimo 21 luglio la mostra “La Metafisica della creazione”, dedicata a Giorgio De Chirico. Inaugurata il 22 marzo scorso, curata da Lorenzo Canova e promossa dall’Associazione Metamorfosi (diretta dall’ex politico Folena), Comune di Sarzana e Fondazione Giorgia Isa de Chirico, espone cinquanta importanti opere provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma: quadri, opere su carta e sculture che rappresentano in modo efficace la ricerca di uno dei maggiori pittori del Ventesimo secolo, che ha influenzato e continua a ispirare artisti delle giovani generazioni in tutto il mondo.

La mostra ripercorre gli ultimi dieci anni di vita di de Chirico e il suo legame con la complessa e versatile fase creativa della Neometafisica. Pittura, disegno, scultura e grafica, le opere in esposizione raccontano un periodo di intensa creatività dell’artista, in cui i suoi lavori non sono semplici ripetizioni del passato, ma rappresentano una nuova e brillante fase di ideazioni e rivelazioni. De Chirico reinterpreta il proprio periodo giovanile metafisico mescolandolo con le suggestioni dei lavori degli anni Venti e Trenta. Il percorso espositivo si concentra in particolare sulle litografie nate dalla preziosa collaborazione tra de Chirico e lo stampatore Alberto Caprini, un sodalizio da cui ha avuto origine un corpus grafico straordinario, espressione della piena maturità creativa del periodo neometafisico. Grazie a questo legame de Chirico ha potuto esplorare con libertà il passaggio dal disegno alla stampa, rielaborando con rigore e finezza le sue iconografie più celebri. Infatti, con l’indipendenza del maestro che ormai può giocare al grande gioco dell’arte, mescola le varianti stilistiche dei suoi diversi periodi e le intreccia in un sapiente e coerente insieme di accostamenti e di variazioni, dove una visione più “classica” si alterna a certe deformazioni espressive tipiche delle opere degli anni Venti a Parigi, riprese proprio nel periodo neometafisico. In questa ricerca artistica de Chirico da quindi una nuova vita alle sue creazioni: la celebre figura che l’artista chiama il “Trovatore”, una delle più interessanti varianti sul tema dei “manichini”, viene reinterpreta in diverse litografie presenti in mostra, come una prima versione con manto del blu di “Il Trovatore” del 1969, o “Il Trovatore con lo spadino” del 1975. L’opera “L’Architetto metafisico” del 1970, invece, è un richiamo alla figura del “Vaticinatore”, mentre “Il riposo di Arianna” (1969) ha come protagonista Arianna, figura mitologica femminile simbolo dell’abbandono, e presente in molte opere passate dell’artista, dove la donna appare sempre sola e distesa.
In esposizione anche due litografie del 1969 dedicate al “Sole nero”, “Sole spento e luna crescente” e “Sole sul tempio”, simbolo di un’antica malinconia, legato al tema dei soli spenti che l’artista sviluppò a partire dagli anni Trenta. Fra i momenti più belli del percorso risalta l’espressione in forma di figurazione artistica della contestazione di De Chirizo alla scorrimento del tempo; spesso, per intenderci, opere effettivamente realizzate in un anno descritto nell’accompagnamento dell’opera contrastano per quello riportato sulla tela; in questi casi il maestro De Chirico appone in calce alla firma una data antecedente a quella della vera. Perché è profondamente errato ragionare per le opere d’arte alla stregua di un qualsiasi prodotto di consumo, dove questi progredisce per funzioni e magari bellezza in rapporto alla maturazione di chi lo realizza e del contesto che lo contiene.
Nunzio Festa




