Bologna, città piena di mostre

BOLOGNA – Una città piena di mostre, è Bologna. Per esempio, in questi giorni, ne abbiamo visitato qualcuna. La prima allestita in via don Minzoni, presso la Sala delle Ciminiere dell’ex Forno del Pane, al MAMbo, per i cinquant’anni del Museo d’arte moderna, ed è titolata “Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra il XX e XXI secolo”; la mostra è curata da Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, e grazie alle oltre 100 opere e documenti, create da 70 artiste e artisti, ripercorre una parte della storia artistica italiana dagli anni Cinquanta a oggi. Il livello è altissimo. Per un percorso che omaggia: Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Enrico Baj, Nanni Balestrini, Riccardo Baruzzi, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Luther Blissett, Alighiero Boetti, Monica Bonvicini, Benni Bosetto, Marcella Campagnano, Maurizio Cattelan, Guendalina Cerruti, Giuseppe Chiari, Daniela Comani, Roberto Cuoghi, Giorgio De Chirico, Giuseppe De Mattia, Gino De Dominicis, Antonio Donghi, Donne/Immagine/Creatività, Lia Drei, Pablo Echaurren, Roberto Fassone, Lara Favaretto, Giosetta Fioroni, Chiara Fumai, Alberto Garutti, Aldo Giannotti, Piero Gilardi, Piero Golia, Gruppo XX, Ketty La Rocca, Sergio Lombardo, Arrigo Lora Totino, Lina Mangiacapre, Piero Manzoni, Lucia Marcucci, Eva Marisaldi, Eva & Franco Mattes, Fabio Mauri, Maurizio Mercuri, Marisa Merz, Aldo Mondino, Liliana Moro, Bruno Munari, Giulia Niccolai, Valerio Nicolai, Giancarlo Norese, Luigi Ontani, Rosa Panaro, Clemen Parrocchetti, Pino Pascali, Diego Perrone, Cesare Pietroiusti, Marinella Pirelli, Michelangelo Pistoletto, Paola Pivi, Lisa Ponti, Emilio Prini, Carol Rama, Silvia Rosi, Cinzia Ruggeri, Salvo, Alberto Savinio, Greta Schödl, Lorenzo Scotto di Luzio, Enrico Scuro, Davide Sgambaro, Adriano Spatola, Aldo Spoldi, Alessandra Spranzi, Valentina Tanni, Federico Tosi, Franco Vaccari, Francesco Vezzoli, Patrizia Vicinelli, Italo Zuffi. Il potere immaginativo di Bruno Munari è preceduto, in quanto a scelta di collocazione, dal ritorno in un allestimento dopo venti anni di assenza dalla notissima “mozzarella in carrozza” di Gino De Dominicis. A un millimetro, appunto, dalle ‘voci’ registrate su nastro di Vicinelli (era il famoso convegno di La Spezia) e quella del più militante degli innovatori, Nanni Balestrini.

Per le curiosità, aggiungeremmo, i testi esposti di Patrizia Vicinelli sono rintracciabili nell’antologia poetica “La nott’e’l giorno” (Argolibri, Ancona, 2024). Fra le penne ecco poi le esprienze decisive di Adriano Spatola e Giulia Niccolai, e come dimenticare la Scirocco di Guccini che eterna la loro storia d’amore. L’intreccio con la sfera politica di Piero Gilardi e Michelangelo Pistoletto. Passando per Maurizio Cattelan, Paola Pivi e Francesco Vezzoli che svelano le incongruenze del presente con l’ironia e Chiara Fumai e Italo Zuffi che smascherano le regole non scritte del sistema dell’arte, mentre Eva & Franco Mattes rivelano il loro umorismo con la memestetica. L’esposizione rientra in Art city Bologna 2025, il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera. Attraverso giochi umoristici, parodie e battute di spirito, davvero l’ironia diventa anche antidoto, alternativa divertente e arguta per proteggere l’essere umano da ciò che lo affligge. Come filo conduttore che attraversa decenni di creazioni artistiche italiane, l’ironia emerge dunque in quanto strategia estetica e critica capace di alludere a significati profondi senza esprimerli direttamente. Questo dispositivo, utilizzato nei secoli per smascherare certezze e proporre nuove rappresentazioni, ha trovato nel contesto italiano un terreno particolarmente fertile. Ironico di per sé, il titolo della mostra richiama l’apparente semplicità del fenomeno svelandone al contempo l’intrinseca complessità. Una contraddizione che diventa gioco a tutti gli effetti e che invita il pubblico a interrogarsi sulla natura del linguaggio, sui luoghi comuni che lo accompagnano e, allo stesso tempo, sul modo in cui questi influenzano la nostra osservazione e interpretazione del mondo che ci circonda. “Dagli anni Cinquanta a oggi – spiegano fra le altre cose i curatori -, con alcuni fondamentali antefatti rappresentati dal Surrealismo e della Metafisica, Facile Ironia ripercorre la storia dell’arte del nostro Paese attraverso l’espediente critico e immaginativo dell’ironia sviluppato in macro-aree tematiche, utili nell’illustrare le diverse declinazioni e la trans-storicità del fenomeno: il paradosso, il suo legame con il gioco, l’ironia come pratica di nonsense e l’ironia come arma femminista di critica al patriarcato e all’ordine sociale italiano, e poi ancora la sua relazione con la mobilitazione politica e l’ironia come forma di critica istituzionale”.

Le terre argillose dei calanchi fra Cesena e Castel San Pietro sono l’azzurro che ispira tante artiste e tanti artisti contemporanei. Come racconta la mostra ospitata a Palazzo d’Accursio di Piazza Maggiore, per le stanze delle Collezioni comunali d’arte, “Azzurro fragile. I calanchi delle argille azzurre nell’arte contemporanea”, a cura di Matteo Zauli; l’allestimento è stato inaugurato il 14 marzo (in occasione della Giornata nazionale del paesaggio) e resterà aperta siino al 22 giugno. L’evento è pensato in qualità di approfondimento affidato a importanti artiste e artisti italiani e internazionali che hanno vissuto, vivono, o frequentano assiduamente il territorio solcato dalle celebri argille azzurre comprese tra i Comuni di Cesena e Castel San Pietro Terme. La mostra bolognese è il secondo momento dell’esposizione di Faenza realizzata a brevissima distanza d’alluvione del maggio 2023, e che “costituisce la seconda espressione progettuale della convenzione sottoscritta tra Settore Musei Civici Bologna e Museo Carlo Zauli per la realizzazione di attività di ricerca, artistiche, culturali, didattiche, divulgative, partecipative che possano contribuire alla ricerca, valorizzazione, divulgazione e innovazione della cultura della ceramica e delle arti”. La mostra, articolata in tre sezioni, si apre con un’ampia introduzione documentaristica che fornisce al pubblico informazioni storiche e naturalistiche su questo peculiare territorio, sottolineandone  il ruolo svolto nello sviluppo dell’artigianato e dell’arte ceramica fin dall’epoca romana e testimoniando la fascinazione esercitata attraverso contributi filmici e fotografici affidati a Riccardo Calamandrei, Claudio Betti e Gruppo Fotografia Aula 21. Il percorso di visita prosegue poi con una sezione storica dove sono esposte xilografie, fotografie e disegni di Francesco Nonni (Faenza, 1885 – ivi, 1976), figura poliedrica di pittore, decoratore, illustratore, incisore, ceramista e xilografo che già dal 1925 più volte aveva scelto i calanchi come teatro delle proprie raffinatissime opere, due opere scultoree di Carlo Zauli (Faenza, 1929 – ivi, 2002), che proprio dai calanchi aveva tratto fortissima ispirazione per l’aspetto materico che caratterizza la sua scultura e tre collage su tavola di Giovanni Pini (Bologna, 1929 – Solarolo, 2020), artista “irregolare della pittura” che si è confrontato con tutte le esperienze artistiche più significative del secolo scorso, dalle avanguardie storiche all’art brut. La sezione contemporanea dunque presenta artiste e artisti legati fortemente ai territori delle argille azzurre, per esservi nati o per aver scelto di viverci certo, con opere in molti casi prodotte appositamente per il progetto e realizzate con diverse tecniche espressive: Sergia Avveduti, Gaia Carboni, Jacopo Casadei, Marco Ceroni, Silvia Chiarini, Barbara De Ponti, Oscar Dominguez, Filippo Maestroni, Cesare Reggiani, Andrea Salvatori, Marco Samorè, Juan Esteban Sandoval, Noriko Yamaguchi, Monica Zauli e Italo Zuffi. Dalla pittura alla fotografia, dal disegno alla scultura e all’installazione, la mostra è un viaggio nei calanchi affidato a molteplici linguaggi, che riflette tutta l’eterogeneità dell’arte contemporanea. Azzurro fragile è nata in connessione e rientra nel Festival dei Calanchi e delle Argille Azzurre ideato dal Museo Carlo Zauli e sviluppato insieme al Comune di Faenza, “progetto di turismo culturale e audience development è teso alla creazione di un vero e proprio Parco Culturale e si pone come obiettivo la valorizzazione del vastissimo patrimonio dei cosiddetti calanchi delle argille azzurre”, area geografica compresa tra i territori calanchiferi di Forlì, Faenza, Brisighella, Riolo Terme, Castel Bolognese, Imola e Castel San Pietro Terme.

Nunzio Festa

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