Il “culto non stop” nei Paesi Bassi compie 6 mesi

AMSTERDAM – Il “culto non stop”, della comunità protestante “Open Hof” di Kampen (Paesi Bassi) è in corso dallo scorso 21 novembre e offre asilo religioso alla famiglia Babayants, ubzeka, minacciata di espulsione. L’asilo è una tradizione secolare (e giuridica) che prevede che le Chiese offrano protezione a persone perseguitate o minacciate di espulsione, a patto che sia in corso un culto. Ecco perché da novembre è in corso un culto non stop, 24 ore al giorno, sette giorni su sette. La speranza è di impedire l’espulsione da parte del Servizio Immigrazione e Naturalizzazione. Undici anni fa la famiglia fuggì nei Paesi Bassi, ma la loro domanda di asilo, dopo anni di ricorsi, è stata infine respinta.

Dall’inizio del progetto di accoglienza della chiesa, giovedì 21 novembre 2024, sono trascorsi dunque sei mesi. Oltre 300 pastori, ministri di culto di altre religioni, 220 volontari, 80 musicisti e migliaia di visitatori animano la celebrazione da oltre 4368 ore e, nel frattempo, tutte le consuete attività, sia religiose che extra-religiose, continuano come al solito. A Kampen, alcuni ricordano ancora la Seconda guerra mondiale e la persecuzione dei loro vicini ebrei. «Bisogna lasciare che il cuore parli, e non isolare le persone», ha detto Henny IJlst, 81 anni, frequentatore della chiesa. «Mai più». I Babayants affermano di aver lasciato l’Uzbekistan per la loro sicurezza e ora temono che le loro figlie non godano di pari diritti. «Siamo venuti qui per sicurezza. Ma serve una soluzione. Non si può trattare i bambini in questo modo: è semplicemente disumano».

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