Avventisti e UNICEF: tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili

ROMA (Notizie Avventiste) – Nel 2012, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha designato il 6 febbraio Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), una pratica diffusa in numerosi Paesi africani e asiatici, ma esistente anche in Europa, nelle comunità di immigrati. Le bambine subiscono le MGF per una tradizione culturale che celebra l’arrivo della pubertà, talvolta è ritenuta uno status symbol, eppure i suoi effetti fisici sono devastanti: infezioni, dolore cronico e infertilità. «La mutilazione genitale femminile è una violazione dei diritti umani che infligge alle bambine e alle donne profonde cicatrici fisiche, emotive e psicologiche che durano tutta la vita» afferma l’UNICEF. «Questa pratica dannosa colpisce oggi più di 230 milioni di ragazze e donne. Si stima che altri 27 milioni di ragazze potrebbero subire questa violazione dei loro diritti e della loro dignità entro il 2030 se non si interviene subito».

La Chiesa Avventista e il suo braccio umanitario, ADRA, realizzano progetti per contrastare questa pratica. In Kenya, da diversi anni funziona un centro di accoglienza per bambine e ragazze che fuggono alle MGF e ai matrimoni precoci. Ne è un esempio Janet che a 9 anni era stata promessa sposa a un uomo di 60. Grazie alla scuola avventista e al centro, ha potuto studiare e diplomarsi. L’ospedale avventista “Waldfriede” di Berlino ha aperto un Centro “Desert Flower” (Fiore nel deserto) dove vengono curate numerose donne e ragazze vittime delle MGF. Inaugurato nel settembre 2013, è stato il primo centro del suo genere al mondo. Dalla sua fondazione, oltre 700 donne hanno ricevuto assistenza medica. Circa 300 donne hanno avuto bisogno di un intervento chirurgico di ricostruzione. Il medico primario del Centro è la dott.ssa. Cornelia Strunz, la prima persona che le donne contattano per telefono o via e-mail. «Offriamo assistenza medica olistica alle donne che soffrono per le conseguenze delle mutilazioni genitali. Oltre agli interventi chirurgici e alla chirurgia ricostruttiva, supportiamo le donne colpite anche attraverso la terapia psicologica e sessuale» afferma una nota del centro. «Dal 2015 esiste un gruppo di auto-aiuto che si riunisce regolarmente. Due volte l’anno si tiene un corso intensivo per medici, ostetriche e infermieri. Da ottobre 2020, Desert Flower Magazine è disponibile in tre lingue (tedesco, inglese, francese). Dal 2020 è in vendita anche un libro specialistico sull’argomento».

Nel 2016 è nata la prima bimba da una donna vittima di mutilazioni genitali che si era sottoposta a un’operazione di ricostruzione nell’ospedale avventista Waldfriede di Berlino. La piccola Muntaz ha visto la luce nel “Desert Flower Center”. La giovane mamma, appena ventenne, era fuggita dalla Somalia ed era arrivata al Desert Flower all’inizio del 2015. Circa dieci giorni più tardi aveva chiesto di sottoporsi alla ricostruzione chirurgica, poiché voleva sposarsi e avere figli. L’intervento, effettuato a febbraio 2015, pochi giorni dopo il matrimonio, le ha permesso di vivere una gravidanza senza complicazioni. Ora lei e suo marito, che ha sostenuto molto la moglie, hanno una splendida bambina.
«Mia figlia non sarà mai mutilata», ha affermato la mamma di Muntaz. «Ho sofferto molto per questa pratica crudele. Solo dopo l’intervento di chirurgia ricostruttiva mi sento di nuovo una donna completa».

In Germania, i costi delle cure mediche per le donne con assicurazione sanitaria pubblica sono ora coperti dalle casse malattia. Per tutte coloro che non sono assicurate, l’associazione Waldfriede e.V., finanziata attraverso donazioni, copre i costi.

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